sarebbe un vero peccato...
Inviato: mar dic 07, 2010 7:14 pm
Sarebbe un vero peccato...
se non ci fossero i miei cani a farsi largo sotto la mia coperta d’ozio,
se perdessi l’attimo in cui una Storia di Vita mi stringe e soffoca tutta l’anima,
se non mi ricordassi l’odore di dove arrivo ed il profumo di dove sogno di andare,
sarebbe un vero peccato...
se non ci fosse stato quel natale pieno di gelo delle mie emozioni,
se si fermasse l’aria - improvvisamente - quando sono sul mio ferro con il casco aperto,
se non mi ripetessi quel che voglio, che devo, che esigo da me stesso,
sarebbe un vero peccato...
se non ci fosse far l’amore con un bicchiere di Vino da morirci dentro con un Amico,
se non si sognasse qualcosa di meglio di quel che c’e’,
se non mi ricordassi che domani sarà, comunque, un giorno in più,
se non ci fossero tutti i miei pochi tanti tatuaggi di poche tante Vite,
se mi perdessi anche stanotte nello scrivere un mare di cazzate che mi squarciano questo piccolo cuore,
se non avessi ancora dei regali mai dati, ma presi per il mio piacere di un Dono...
Sarebbe un vero peccato se non mi fossi perduto dietro
ad un reggicalze e ad un sorriso,
alle mie tagliatelle al cinghiale ed al mio brasato al barolo,
al Mar Breizh, che schianta, che onda, che sponda di colori e di sguardi,
all’odore della pelle e ad un gioco di una Bimba mai nata,
a ‘fanculo tutto e tutti, e ad incazzarmi dietro alle loro false fedi,
a Sandokan ed a chi gli stava accanto, che canta ancora di ridere,
a sentirsi liberi anche solo dietro ad una canzone buona per sospirare,
ad un Amarone Bolla del 1980,
al fango di una campagna, tirato su dai tacchetti di una moto,
a lasciare il mio stupido gilet sporco di Vita a chi mi è più di Amico,
ad una lettera per raccontare di come si può e si deve mediare,
alle notti che son passato a vedere una luce accesa,
a mia madre che – t’amo – mi chiama,
alla fede di settembre,
ad un campanile su cui c’è salito il mio sangue, da cui si vede il mio rosso sangue,
e ancora al sapore buono del cielo di Campo dè Fiori una mattina di novembre,
ad un faro ridondante che illumina sogni, mare e calore di camino,
a quel che non ho, ma che tanto non avrò mai,
perché non ho mai avuto nulla di mio, se non il mio inutile - ma onesto - orgoglio,
e
sarebbe un vero peccato
se non ci fosse stato domani,
se non ci sarà ieri,
se oggi non fosse, eroticamente, oggi...
Sarebbe un vero peccato, stupido Vagabondo...
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se non ci fossero i miei cani a farsi largo sotto la mia coperta d’ozio,
se perdessi l’attimo in cui una Storia di Vita mi stringe e soffoca tutta l’anima,
se non mi ricordassi l’odore di dove arrivo ed il profumo di dove sogno di andare,
sarebbe un vero peccato...
se non ci fosse stato quel natale pieno di gelo delle mie emozioni,
se si fermasse l’aria - improvvisamente - quando sono sul mio ferro con il casco aperto,
se non mi ripetessi quel che voglio, che devo, che esigo da me stesso,
sarebbe un vero peccato...
se non ci fosse far l’amore con un bicchiere di Vino da morirci dentro con un Amico,
se non si sognasse qualcosa di meglio di quel che c’e’,
se non mi ricordassi che domani sarà, comunque, un giorno in più,
se non ci fossero tutti i miei pochi tanti tatuaggi di poche tante Vite,
se mi perdessi anche stanotte nello scrivere un mare di cazzate che mi squarciano questo piccolo cuore,
se non avessi ancora dei regali mai dati, ma presi per il mio piacere di un Dono...
Sarebbe un vero peccato se non mi fossi perduto dietro
ad un reggicalze e ad un sorriso,
alle mie tagliatelle al cinghiale ed al mio brasato al barolo,
al Mar Breizh, che schianta, che onda, che sponda di colori e di sguardi,
all’odore della pelle e ad un gioco di una Bimba mai nata,
a ‘fanculo tutto e tutti, e ad incazzarmi dietro alle loro false fedi,
a Sandokan ed a chi gli stava accanto, che canta ancora di ridere,
a sentirsi liberi anche solo dietro ad una canzone buona per sospirare,
ad un Amarone Bolla del 1980,
al fango di una campagna, tirato su dai tacchetti di una moto,
a lasciare il mio stupido gilet sporco di Vita a chi mi è più di Amico,
ad una lettera per raccontare di come si può e si deve mediare,
alle notti che son passato a vedere una luce accesa,
a mia madre che – t’amo – mi chiama,
alla fede di settembre,
ad un campanile su cui c’è salito il mio sangue, da cui si vede il mio rosso sangue,
e ancora al sapore buono del cielo di Campo dè Fiori una mattina di novembre,
ad un faro ridondante che illumina sogni, mare e calore di camino,
a quel che non ho, ma che tanto non avrò mai,
perché non ho mai avuto nulla di mio, se non il mio inutile - ma onesto - orgoglio,
e
sarebbe un vero peccato
se non ci fosse stato domani,
se non ci sarà ieri,
se oggi non fosse, eroticamente, oggi...
Sarebbe un vero peccato, stupido Vagabondo...
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