Ciabini????
- Aengus_il_Vagabondo
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- Paolo
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...a un certo punto cominciai a guardare le moto; non una i particolare, o qualcuna, ma tutte.
secondo me riguardava proprio la sessualità, una specie di transfert... ero precoce e perciò più timido; non avevo il coraggio di guardare le donne come il desiderio avrebbe voluto, temevo rimproveri , svergognamenti. Invece le moto si lasciavano ammirare in tutti i particolari, nude o vestite, dal cappelletto al contachilometri, dalla leva della messa in moto, alla candela; si lasciavano sfiorare dalla mano gentile sulle loro curve, sulle loro rughe...
col cuore in moto Roberto Nobile
per fortuna qualcuno mi "guida " nelle letture
secondo me riguardava proprio la sessualità, una specie di transfert... ero precoce e perciò più timido; non avevo il coraggio di guardare le donne come il desiderio avrebbe voluto, temevo rimproveri , svergognamenti. Invece le moto si lasciavano ammirare in tutti i particolari, nude o vestite, dal cappelletto al contachilometri, dalla leva della messa in moto, alla candela; si lasciavano sfiorare dalla mano gentile sulle loro curve, sulle loro rughe...
col cuore in moto Roberto Nobile
per fortuna qualcuno mi "guida " nelle letture
- Aengus_il_Vagabondo
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come non darti ragione, Ciabinipaoloamicomio...
anche io leggo e rileggo...
ti sei mai fatto un giro per i giri dell'amico Parodi???
Harleysta senza fronzoli,
cazzuto il giusto,
cortese anche se non t'ha mai visto
e gran macinatore di chilometri...
e le sue letture mi piacciono un sacco....uhfff.......
Uploaded with ImageShack.us
piesse: foto tratta dal sito Threepercenters, presentazione ufficiale del libro Il cuore a due cilindri di cui conservo ben 3 copie destinate ad essere regalo di natale 2009 di 3....unavoltamici...
anche io leggo e rileggo...
ti sei mai fatto un giro per i giri dell'amico Parodi???
Harleysta senza fronzoli,
cazzuto il giusto,
cortese anche se non t'ha mai visto
e gran macinatore di chilometri...
e le sue letture mi piacciono un sacco....uhfff.......
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piesse: foto tratta dal sito Threepercenters, presentazione ufficiale del libro Il cuore a due cilindri di cui conservo ben 3 copie destinate ad essere regalo di natale 2009 di 3....unavoltamici...
- Aengus_il_Vagabondo
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- nannibegood
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Erano tante, ma non infinite (il paese era piccolo); così era facile incontrarle e magari ritrovarle il giorno dopo nella stessa via, alla stessa ora, prima casualmente, poi con appuntamenti precisi. La Vespa del fiorista, la Ducati 65 del pescivendolo, la Guzzi Cardellino dell’infermiere, le Motobi, le Mondial, le Morini, le Rumi, le Devil, le Parilla, le Motom, le Itom, le Benelli, , le NSU, le MV, le BMV…ero insaziabile.
Però fedele; non lasciavo una moto per un’altra; ne aggiugevo continuamente al mio harem, fin quando non le conobbi tutte, ma intimamente, profondamente e di sicuro molto meglio dei rispettivi padroni, mariti distratti, amanti appassiti e abitudinari. Di quelle moto precocemente invecchiate dalla fatica, dal sole e dalla pioggia, ma rese belle dal mio sguardo, conoscevo le vernici sbiadite, le macchie di ruggine, le ammaccature, le gomme consumate, i cavalletti storti, i sellini sfondati e le amavo. Conoscevo i rombi, gli scoppiettii, gli scricchiolii, i lamenti delle molle dei sellini, le vibrazioni delle carrozzerie, lo stridio dei freni e le amavo. Conoscevo gli odori delle gomme, dei cuoii degli olii, dei grassi, delle benzine e le amavo.
Questo sentimento così vasto e profondo alimentava una memoria di pari grandezza e intensità. Le ricordavo tutte le moto di Ragusa, tutte; anche a distanza, senza vederle. Mi bastava sentirne la voce per distinguerle una ad una, non per tipo, o modello (la Lambretta del bombolaro, non suonava come quella del garzone del forno Impero). Se ci fosse stata una cattedra universitaria sulle moto del paese, spettava a me, se avessi potuto presentarmi a “Lascia o Raddoppia” sull’argomento, avrei fatto i milioni. Invece il mio amore irripetibile si è consumato con loro, ora finite chissà dove, sparse in sparsi cimiteri di cose, seppellite da una città nuova, frenetica e rumorosa, così uguale e indifferente, che l’amore non sa dove posarsi
Paolo, grazie della dritta ottimo libro
Però fedele; non lasciavo una moto per un’altra; ne aggiugevo continuamente al mio harem, fin quando non le conobbi tutte, ma intimamente, profondamente e di sicuro molto meglio dei rispettivi padroni, mariti distratti, amanti appassiti e abitudinari. Di quelle moto precocemente invecchiate dalla fatica, dal sole e dalla pioggia, ma rese belle dal mio sguardo, conoscevo le vernici sbiadite, le macchie di ruggine, le ammaccature, le gomme consumate, i cavalletti storti, i sellini sfondati e le amavo. Conoscevo i rombi, gli scoppiettii, gli scricchiolii, i lamenti delle molle dei sellini, le vibrazioni delle carrozzerie, lo stridio dei freni e le amavo. Conoscevo gli odori delle gomme, dei cuoii degli olii, dei grassi, delle benzine e le amavo.
Questo sentimento così vasto e profondo alimentava una memoria di pari grandezza e intensità. Le ricordavo tutte le moto di Ragusa, tutte; anche a distanza, senza vederle. Mi bastava sentirne la voce per distinguerle una ad una, non per tipo, o modello (la Lambretta del bombolaro, non suonava come quella del garzone del forno Impero). Se ci fosse stata una cattedra universitaria sulle moto del paese, spettava a me, se avessi potuto presentarmi a “Lascia o Raddoppia” sull’argomento, avrei fatto i milioni. Invece il mio amore irripetibile si è consumato con loro, ora finite chissà dove, sparse in sparsi cimiteri di cose, seppellite da una città nuova, frenetica e rumorosa, così uguale e indifferente, che l’amore non sa dove posarsi
Paolo, grazie della dritta ottimo libro
- Aengus_il_Vagabondo
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ci sono idee, cose, parole, scritti che sarebbe meglio disegnare subito,
alla prima buona occasione,
perché un giorno sarà tardi,
sarà troppo tardi per sé stessi, per tutto e per tutti...
Il tempo è rovesciato e TARDI è solo l'inizio estate 2006
"Tardi, tardi, è troppo tardi. E' passato più di un mese da quando ho tagliato quel traguardo scodinzolando sul lungomare di taranto, ed è tardi per raccontare".
Invece no.
La mia Milano Taranto ha invertito l'andamento del tempo in un modo che mi lascia ancora spiazzata e ad un mese dalla sua conclusione mi sento soltanto all'inizio di una strada ricca di fascino e di emozioni antiche, tutta da percorrere.
Ogni giorno apro la botte e annuso il profumo che migliora con il passare del tempo: c'è l'odore del ricino di chi mi ha superata, l'odore di pelle vecchia e cuoio di quelle tute vissute, odore di benzina e saldatrice, tatto ruvido di guanti sudati e riasciugati, parole in sottofondo pronunciate in lingue diverse, sguardi compiaciuti verso le proprie moto, sguardi compiaciuti verso le moto altrui, e il pensiero comune mai esternato che aleggiava nell'aria "ce la faremo - ce l'abbiamo fatta".
E' iniziata pulendo il serbatoio a casa di Paolo, mentre mi ripetevo la teoria delle marce rovesciate nell'imbarazzante attesa di piegare le valvole al primo imprevisto che avrei incontrato durante la marcia, come mi era stato pronosticato, evento peraltro mai capitato. E ancora non è finita perchè il desiderio di risalire sulla "moto rossa" cresce di giorno in giorno e la mia pancia mi dice che quella non era neppure la prima volta.
La mia Milano Taranto è stata diversa da quella degli altri perchè ...perchè Paolo. Uniti dalla stessa passione per i soprammobili, io con il mio blocco di carburatori sulla credenza e lui con...bhè impossibile elencarli tutti, ha insistito fino all'ultimo per farmi vivere questa esperienza, sfidando il tempo disponibile per i preparativi (era sempre più tardi) sfidando il sonno (andava a letto tardi) sfidando pure i miei periodici indispettimenti che lasciavano trapelare che si stava facendo tardi anche fra di noi.
I preparativi delle moto sono ambientati in uno scenario già calato in altri tempi. I pezzi meccanici stesi sui tavoli raccontano la loro storia ed esigono rispetto: alberi motore usurati, carter punzonati che hanno già partecipato alle Milano Taranto di altri tempi, pedivelle lisce e manopole imporrite. Alla partenza sei circondato da moto che sotto quel vestito lucido vorrebbero nascondere un'anzianità che si paleserà con il passare dei chilometri (le nostre, schiette e sincere, fin dall'inizio hanno dichiarato la loro età portata anche piuttosto male a giudicare dalle espressioni sconcertate di quei collezionisti amanti delle riverniciature, ma a me non piace il trucco).
Ogni giorno che passa il tempo perde 10 anni e alla fine della prima giornata tu hai la solita età, ma ti trovi calato in un altro periodo fino ad arrivare a tagliare il traguardo che il movimento che fai per cambiare la marcia è anziano quanto la moto che ti ha portato fin lì, la manopola del gas fa parlare la tua moto con vocaboli ormai in disuso e gli dai del Voi quando ti rivolgi a lei, così ti accorgi che l'andamento del tempo è rovesciato.
Io ho nostalgia del movimento tanto mascolino quanto armonioso che facevo quando spostavo il piede all'indietro e pestavo decisa per far entrare la marcia e senza lasciare la frizione costringevo quel motore complice a dirmi qualche parola incazzata prima di lasciarlo libero di urlare fino alla marcia successiva. I primi giorni era un movimento acerbo, difficile trovare il pedale, difficile capire con quanta decisione farsi sentire, secondi che passavano nel dubbio e motore insofferente. Ma mi concedo la presunzione di dire che alla fine quel gesto non poteva essere fatto meglio. Ed io avevo 35 anni ed ero negli anni 50, ero un motociclista con anni passati in sella, femmina, che dominava la sua moto la quale era compiaciuta di portarmi in giro, inserita in un corteo di motociclisti che vivevano la stessa epoca.
Quello che alla partenza sembrava roba di altri tempi, all'arrivo era vita dei giorni nostri.
Le numerose opportunità che i nostri morini ci hanno dato per fare della manutenzione poco ordinaria, sono state per me una scuola preziosissima. Sono stata di poco aiuto Paolo, lo so, e ti chiedo scusa, ma non ho abbandonato mai il Meccanico e per le nozioni di cui ero in possesso più di così non potevo fare.
La cartolina che conservo è unica e al centro dell'inquadratura ci sei tu sul tuo settebello, seduto in mille posizioni diverse difficili da ripetere, con le suole degli stivali consumate sull'asfalto perchè non sai più dove incastrare le gambe, non troppo lontano ma piccolino sul mio orizzonte tanto da lasciarmi vedere tutti gli scenari più belli, quelli dell'umbria e dell'abruzzo. Al tramonto il tuo scarico starnutisce lampi di fuoco e durante il cammino mi riempie le orecchie con la sua voce autoritaria. Io sono lì dietro come un cucciolo di cane festoso che corre e corre distraendosi con il suo gioco, annusando chi gli passa vicino a destra e a sinistra senza perdere la scia dell'odore del padrone, nell'attesa di fermarsi per una carezza picchiettata sulla testa, che riverserò a mia volta sulla moto rossa. Ogni tanto ti giri per vedere se ti seguo e sono felice che mi trovi lì. Mi hai aperto la porta su un nuovo sentiero ricco di emozioni e te ne sarò sempre riconoscente, ma desso per favore...ridammi la moto rossa
ad evocare il nome ciabini nel web affiorano strani concetti del tardi...
alla prima buona occasione,
perché un giorno sarà tardi,
sarà troppo tardi per sé stessi, per tutto e per tutti...
Il tempo è rovesciato e TARDI è solo l'inizio estate 2006
"Tardi, tardi, è troppo tardi. E' passato più di un mese da quando ho tagliato quel traguardo scodinzolando sul lungomare di taranto, ed è tardi per raccontare".
Invece no.
La mia Milano Taranto ha invertito l'andamento del tempo in un modo che mi lascia ancora spiazzata e ad un mese dalla sua conclusione mi sento soltanto all'inizio di una strada ricca di fascino e di emozioni antiche, tutta da percorrere.
Ogni giorno apro la botte e annuso il profumo che migliora con il passare del tempo: c'è l'odore del ricino di chi mi ha superata, l'odore di pelle vecchia e cuoio di quelle tute vissute, odore di benzina e saldatrice, tatto ruvido di guanti sudati e riasciugati, parole in sottofondo pronunciate in lingue diverse, sguardi compiaciuti verso le proprie moto, sguardi compiaciuti verso le moto altrui, e il pensiero comune mai esternato che aleggiava nell'aria "ce la faremo - ce l'abbiamo fatta".
E' iniziata pulendo il serbatoio a casa di Paolo, mentre mi ripetevo la teoria delle marce rovesciate nell'imbarazzante attesa di piegare le valvole al primo imprevisto che avrei incontrato durante la marcia, come mi era stato pronosticato, evento peraltro mai capitato. E ancora non è finita perchè il desiderio di risalire sulla "moto rossa" cresce di giorno in giorno e la mia pancia mi dice che quella non era neppure la prima volta.
La mia Milano Taranto è stata diversa da quella degli altri perchè ...perchè Paolo. Uniti dalla stessa passione per i soprammobili, io con il mio blocco di carburatori sulla credenza e lui con...bhè impossibile elencarli tutti, ha insistito fino all'ultimo per farmi vivere questa esperienza, sfidando il tempo disponibile per i preparativi (era sempre più tardi) sfidando il sonno (andava a letto tardi) sfidando pure i miei periodici indispettimenti che lasciavano trapelare che si stava facendo tardi anche fra di noi.
I preparativi delle moto sono ambientati in uno scenario già calato in altri tempi. I pezzi meccanici stesi sui tavoli raccontano la loro storia ed esigono rispetto: alberi motore usurati, carter punzonati che hanno già partecipato alle Milano Taranto di altri tempi, pedivelle lisce e manopole imporrite. Alla partenza sei circondato da moto che sotto quel vestito lucido vorrebbero nascondere un'anzianità che si paleserà con il passare dei chilometri (le nostre, schiette e sincere, fin dall'inizio hanno dichiarato la loro età portata anche piuttosto male a giudicare dalle espressioni sconcertate di quei collezionisti amanti delle riverniciature, ma a me non piace il trucco).
Ogni giorno che passa il tempo perde 10 anni e alla fine della prima giornata tu hai la solita età, ma ti trovi calato in un altro periodo fino ad arrivare a tagliare il traguardo che il movimento che fai per cambiare la marcia è anziano quanto la moto che ti ha portato fin lì, la manopola del gas fa parlare la tua moto con vocaboli ormai in disuso e gli dai del Voi quando ti rivolgi a lei, così ti accorgi che l'andamento del tempo è rovesciato.
Io ho nostalgia del movimento tanto mascolino quanto armonioso che facevo quando spostavo il piede all'indietro e pestavo decisa per far entrare la marcia e senza lasciare la frizione costringevo quel motore complice a dirmi qualche parola incazzata prima di lasciarlo libero di urlare fino alla marcia successiva. I primi giorni era un movimento acerbo, difficile trovare il pedale, difficile capire con quanta decisione farsi sentire, secondi che passavano nel dubbio e motore insofferente. Ma mi concedo la presunzione di dire che alla fine quel gesto non poteva essere fatto meglio. Ed io avevo 35 anni ed ero negli anni 50, ero un motociclista con anni passati in sella, femmina, che dominava la sua moto la quale era compiaciuta di portarmi in giro, inserita in un corteo di motociclisti che vivevano la stessa epoca.
Quello che alla partenza sembrava roba di altri tempi, all'arrivo era vita dei giorni nostri.
Le numerose opportunità che i nostri morini ci hanno dato per fare della manutenzione poco ordinaria, sono state per me una scuola preziosissima. Sono stata di poco aiuto Paolo, lo so, e ti chiedo scusa, ma non ho abbandonato mai il Meccanico e per le nozioni di cui ero in possesso più di così non potevo fare.
La cartolina che conservo è unica e al centro dell'inquadratura ci sei tu sul tuo settebello, seduto in mille posizioni diverse difficili da ripetere, con le suole degli stivali consumate sull'asfalto perchè non sai più dove incastrare le gambe, non troppo lontano ma piccolino sul mio orizzonte tanto da lasciarmi vedere tutti gli scenari più belli, quelli dell'umbria e dell'abruzzo. Al tramonto il tuo scarico starnutisce lampi di fuoco e durante il cammino mi riempie le orecchie con la sua voce autoritaria. Io sono lì dietro come un cucciolo di cane festoso che corre e corre distraendosi con il suo gioco, annusando chi gli passa vicino a destra e a sinistra senza perdere la scia dell'odore del padrone, nell'attesa di fermarsi per una carezza picchiettata sulla testa, che riverserò a mia volta sulla moto rossa. Ogni tanto ti giri per vedere se ti seguo e sono felice che mi trovi lì. Mi hai aperto la porta su un nuovo sentiero ricco di emozioni e te ne sarò sempre riconoscente, ma desso per favore...ridammi la moto rossa
ad evocare il nome ciabini nel web affiorano strani concetti del tardi...
Aengus_il_Vagabondo ha scritto:come non darti ragione, Ciabinipaoloamicomio...
anche io leggo e rileggo...
ti sei mai fatto un giro per i giri dell'amico Parodi???
Harleysta senza fronzoli,
cazzuto il giusto,
cortese anche se non t'ha mai visto
e gran macinatore di chilometri...
e le sue letture mi piacciono un sacco....uhfff.......
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piesse: foto tratta dal sito Threepercenters, presentazione ufficiale del libro Il cuore a due cilindri di cui conservo ben 3 copie destinate ad essere regalo di natale 2009 di 3....unavoltamici...
ecco dove stava il libro che mi avevi promesso!
Aengus_il_Vagabondo ha scritto:come non darti ragione, Ciabinipaoloamicomio...
anche io leggo e rileggo...
ti sei mai fatto un giro per i giri dell'amico Parodi???
Harleysta senza fronzoli,
cazzuto il giusto,
cortese anche se non t'ha mai visto
e gran macinatore di chilometri...
e le sue letture mi piacciono un sacco....uhfff.......
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ecco dove stava il libro che mi avevi promesso!
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